lunedì 26 settembre 2016

L’installazione estranea



Carlos: «Ma come ci riescono, don Juan? Ci sussurrano queste cose all’orecchio mentre dormiamo?».
Don Juan: «Certamente no. Sarebbe idiota! Sono infinitamente più efficienti e organizzati. Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti, i predatori si sono impegnati in un’operazione stu- penda, naturalmente dal punto di vista dello stratega. Orrenda nell’ottica di chi la subisce. Ci hanno dato la loro mente!

Mi ascolti? I predatori ci hanno dato la loro mente che è la no- stra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata. Benché tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del predatore, sempre timo- roso che il suo stratagemma venga scoperto e il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori instillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene...

Le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti.

Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e rele- gata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è una installazione estranea». 
Don Juan spiega che gli sciamani possono sconfiggere l’installazione estranea attraverso una vita d’impeccabilità (l’uso strategico dell’energia), perché la disciplina strema in modo incommensurabile la mente aliena. 

La disciplina e la sobrietà sono qualità della consapevo- lezza che rendono la patina di splendore dell’uovo luminoso sgradevole al gusto del volador.

Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore e si entra nel silenzio interiore si affatica la mente del predatore in modo così insostenibile che l’installazione estranea fugge. Successivamen- te essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silen- zio interiore l’installazione estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.

Ogni volta che si interrompe il dialogo interiore, il mondo così come lo conosciamo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista dalle nostre parole.

Don Juan sostiene che il giorno in cui la mente estranea ci abbandona è il giorno più triste e difficile, poiché siamo costretti a contare solo sulle nostre forze e non c’è più nessuno a dirci cosa dobbiamo fare. Dopo un’esistenza di schiavitù, la nostra vera mente è molto debole e insicura e deve ritrovare la sua identità.
La via tolteca fornisce agli amanti della libertà tantis- sime tecniche pratiche per uscire dalla prigione della vita quotidiana: le arti dell’intento, dell’agguato e del sognare, la tecnica della ricapitolazione e i Passi Magici (Tensegrità).


avrah ka dabra - creo quel che dico
 
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